Simone Missiroli riavvolge il nastro dei ricordi e parla nello speciale "Quel giorno" del Sassuolo Calcio, dedicato al 18 maggio 2013, giorno della storica promozione in Serie A dei neroverdi. Ecco le parole del Missile: "La sensazione che ho provato nel sottopassaggio, perché la tensione c'era anche per noi, ma l'ho vista anche nei loro occhi e quando li ho visti arrivare ho pensato che avremmo vinto noi, non so perché. Poi magari Belingheri segnava di testa e perdevamo ma non so perché ho sempre avuto questa sensazione qui".

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Da dove partiamo?
"Il 18 maggio parte dalla sera prima, quell'anno avevamo la tradizione di fare degli sketch con Troianiello che interpretava vari personaggi di film e la sera prima per mantenere la tradizione, nonostante la tensione e i fantasmi che erano riapparsi visto che l'anno prima avevamo perso ai playoff dopo un campionato eccezionale, lo abbiamo rifatto. Io sono uno equilibrato, l'ho vissuta abbastanza serenamente, per fortuna ho questo carattere qui. Il giorno della partita la tensione si percepiva, cercavamo di camuffarlo un po', ma c'era. Tutto finì quando entrammo in campo".

La gara?
"C'era un clima pazzesco, lo stadio era strapieno, il settore ospiti pure. In campo si percepiva la paura di non raggiungere l'obiettivo, anche il Livorno lo meritava visto il campionato fatto. Eravamo partiti forte, la mia traversa, il contropiede di Boakye che è finito fuori di poco. Poi arrivò lo scontro, il testa a testa con Luci, che mi fece uscire fuori dal campo e lì ci fu l'espulsione di Antei. Lì pensai 'e adesso come facciamo?'. Siamo rimasti lì a lottare, loro hanno avuto delle occasioni incredibili e la palla non voleva entrare, come il colpo di testa di Belingheri che è finito fuori di niente, il tiro di Dionisi deviato da Magnanelli a 5 minuti dalla fine, è successo di tutto, l'espulsione di Berardi e Fiorillo, la partita che finisce in 10 contro 9: è stata una partita pazzesca! Una partita che sembrava non finisse mai, mancavano pochi secondi, almeno così dicevano dalla panchina. Io feci la punta centrale alla fine, ci fu il rinvio di Pomini. Magnanelli recuperò la seconda palla, mi lanciò nello spazio, arrivai al tiro ma io non ho mai visto la palla entrare in porta. Emerson mi spinse mentre stavo per calciare, feci una capriola e non vidi la palla entrare, mi fidai del boato del pubblico e iniziai a correre ma la palla non l'ho mai vista entrare. Ogni tanto su Youtube mi escono i video della gara, con i video dalle tribune, e in uno di questi si vede benissimo io che faccio la capriola, rimango un attimo a terra, sento il boato, mi giro e comincio a correre. In molti video hanno messo la telecronaca di Massimo Barchiesi, quando lo rivedi con la sua telecronaca, viene la pelle d'oca. Lo vado a rivedere, un po' perché mi esce e un po' perché è stato un giorno bellissimo e la pelle d'oca mi viene sempre. La cosa bella che vedo nei video sono i ragazzi che erano in panchina e a bordocampo che mi accompagnano, come volessero spingere la palla in porta, e poi tutti che corrono in campo, è sempre bellissimo rivederlo".

La maglia di quel giorno?
"La maglia che lanciai in area la recuperò il nostro magazziniere, Paolo Bondi, che era entrato in campo a festeggiare. La tenne per qualche anno, non l'aveva nemmeno lavata, era sporca di sangue, poi me la diede e adesso ce l'ho appesa in camera". 

Il colpo alla testa?
"Io ero ancora fasciato, ho fatto la premiazione e tutto regolarmente, ancora avevo dentro l'adrenalina della partita e non sentivo niente del colpo. Anche quando lo subì, non sentivo niente. Sia i miei compagni che quelli del Livorno invece mi dicevano di stare giù perché avevo un buco importante sul sopracciglio".

Il post?
"A fine partita, calata l'adrenalina, ho cominciato ad avere dei giramenti di testa e fui portato con l'ambulanza all'ospedale per i punti di sutura e per riprendermi un po'. Ero negli spogliatoi del Braglia, sulla barella, e ai tempi c'era un gioco stupido (il gioco del tondino, ndr) e Marcello (Gazzola) faceva sempre questo gioco. Io ero sdraiato morente, arrivò e mi fece il gesto. Per fortuna non mi diede il pugno, visto il momento. Tant'è che non riuscii poi a festeggiare la vittoria in piazza con i miei compagni".

La festa in piazza?
"Figurati se pensavano a me, loro che erano giustamente in piazza a festeggiare (ride, ndr). Ma poi stavo bene, non era niente di grave. Ho solo detto che non me la sentivo di andare perché stavo poco bene e hanno festeggiato loro per me. Il 18 maggio sarà una delle giornate che ricorderò sempre con grande piacere, una delle giornate indimenticabili della mia vita".

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Sezione: News / Data: Gio 18 maggio 2023 alle 11:35
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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