L’ultima partita prima del lockdown, il 9 marzo 2020, fu giocata al Mapei Stadium tra Sassuolo e Brescia: 3-0 per la squadra allenata da De Zerbi. Doppietta di Francesco 'Ciccio' Caputo e timbro finale di Jeremie Boga. L'attaccante di Altamura decise di esultare mostrando un cartello (“Andrà tutto bene. Restate a casa”) che fece il giro del mondo.

Oggi, intervistato da Gazzetta.it, è tornato su quell'episodio: "Ero sul pullman in direzione stadio e chattavo con mia moglie Anna Maria su whatsapp. Lei mi disse: 'Se segni, manda un bel messaggio'. Mi colse di sorpresa, non sapevo cosa fare. Arrivato allo stadio, presi uno dei fogli che De Zerbi usava per le sue indicazioni tattiche e mi chiusi in bagno, lontano dagli sguardi di tutti. Scrissi quel messaggio e lo consegnai al team manager Max Fusani, a cui chiesi di non leggerlo e di conservarlo per darmelo nel caso avessi segnato. Lui fu molto rispettoso e lo nascose nella giacca. Quando feci il primo gol, corsi da lui e... il resto lo sa. Quell’immagine ha girato il mondo, mi ha fatto conoscere fuori dall’Italia, ma ovviamente ne avrei fatto volentieri a meno”. 

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Come visse il lockdown? 
“Abitavamo a Modena con i nostri tre figli e mio suocero, che era arrivato pochi giorni prima del lockdown e non potè ripartire. Per fortuna il nostro condominio aveva un giardino grande e riuscii ad allenarmi. Avevo un programma da seguire, il Sassuolo ci fece consegnare cyclette e attrezzi a casa. In quel periodo cominciai anche a pensare a completare il percorso di studi: mi mancava solo un anno per prendere il diploma di maturità, che poi avrei ottenuto nel 2022. Ci tenevo proprio e durante il lockdown la voglia aumentò”. 

A giugno il calcio si rimise in moto, il campionato finì e lei registrò il record personale di 21 gol: quarto in classifica cannonieri dietro a Immobile, Cristiano Ronaldo e Lukaku. Ma senza rigori secondo alla pari con CR7 e alle spalle solo di Ciro. 
“Fu la mia stagione magica. Mi divertivo nel Sassuolo e segnavo tantissimo. E a fine estate arrivò la prima convocazione in Nazionale e poi anche il debutto e il gol con la maglia azzurra. Dopo tanti anni di gavetta e sacrifici, quello era proprio un sogno. Sono enormemente grato a Mancini che ha avuto il coraggio di convocarmi: non era scontato. Allo stadio di Firenze, quando rappresentai l’Italia per la prima volta, c’erano mia moglie e i figli. Ho conservato la maglietta tra i ricordi più cari”. 

Oltre tre mesi senza calcio. E poi la ripresa con gli stadi vuoti. Fu così a lungo. Cosa si provava a giocare senza spettatori? 
“Tanta tristezza. Il pubblico è importante e poi avevi la percezione che l’emergenza non fosse davvero finita. A volte le partite sembravano amichevoli perché si sentiva chiaramente in campo tutto ciò che ci si diceva. Il silenzio sugli spalti è brutto”. 

Dopo le esperienze con Sampdoria ed Empoli lei ha deciso di smettere. Cosa c’è nel suo futuro?
“Ho smesso perché, dopo la risoluzione con l’Empoli, mi erano arrivate proposte che non avevano fatto scattare la scintilla. Non ho fretta adesso. Ho seguito il corso da direttore sportivo e ho il patentino per allenare fino alla Serie D e i settori giovanili. Devo capire quale può essere il ruolo giusto per me”. 

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Sezione: News / Data: Lun 10 marzo 2025 alle 16:54
Autore: Sarah G. Comotto
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