Davide Ballardini, ex allenatore del Sassuolo, torna a parlare della sua ultima esperienza in neroverde che si è chiusa con la retrocessione in Serie B. Cosa è mancato? "Mi vengono in mente due cose: la fortuna e l’adrenalina. Mi spiego meglio: io sono arrivato a poche giornate dalla fine e alla mia prima partita Berardi si è rotto il tendine d’Achille. Capisce bene che se uno deve lottare per salvarsi e gli togli il suo giocatore più forte, diventa tutto più complicato. Poi un po’ è stata anche una questione di motivazioni. A Reggio Emilia si respira tranquillità ed è certamente un bene, basta vedere il lavoro che sta facendo Grosso quest’anno, ma secondo me quando devi lottare e dare tutto, avere un po’ di pressione aiuta. Diciamo che la calma in certi casi può essere un’arma a doppio taglio" le sue parole al sito della Gazzetta dello Sport.

Lei, però, è famoso per entrare in corsa e riuscire subito a far cambiare marcia alle squadre. È subentrato 13 volte in carriera e ha quasi sempre portato a termine l’obiettivo…
“Questo, in realtà, è un pò un cliché. Non è vero che sono solo uno da stagione in corso, anzi mi piacerebbe avere un’occasione da inizio campionato. Anche perché per me parlano i risultati. L’anno che avevo iniziato con il Genoa eravamo sesti in classifica…”.  

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Poi cosa è successo? 
“Sono storie vecchie che non meritano di essere ritirate fuori. Diciamo che ci sono state divergenze di vedute, non di certo legate al gioco o ai risultati”. 

Cliché a parte, quale è il segreto di Ballardini quando subentra a stagione in corso? 
“Sta tutto nel riuscire a far uscire fuori, alla svelta, le motivazioni che un gruppo ha. Fargli credere possibile un traguardo anche se giornali e critici dicono che non è raggiungibile. Certo, hai meno tempo e puoi sbagliare poco. Credo che il fattore determinante sia l’empatia, il saper entrare in sinergia con il gruppo”. 

Prima parlava di adrenalina e pressione. Le manca? 
“Da morire. Per me è benzina. Ora sono a Ravenna e non sto mai fermo: mi aggiorno e guardo calcio a ciclo continuo. Vorrei un’occasione, magari in Serie A e sinceramente penso anche di meritarla. Ma sì, allenare mi manca molto. Non vedo l’ora di tornare a farlo con un progetto che mi stimoli e mi faccia riprovare quelle sensazioni”. 

Se si guarda indietro, invece, porta con sé qualche rimpianto? 
“No, non sono il tipo che rimugina sul passato. Certo, dispiace non aver fatto bene a Sassuolo e non essere riusciti a salvare la squadra, ma dispiace anche non aver mai trovato la fiducia giusta per iniziare un campionato dall’inizio, magari com un po’ di pazienza in più, chi lo sa… Penso sia mancata un po’ di fiducia. Poi è anche vero che tra Palermo e Genoa, ho trovato due presidenti che cambiavano spesso allenatore in corsa”.

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Sezione: News / Data: Lun 17 marzo 2025 alle 17:27
Autore: Manuel Rizzo
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