Grégoire Defrel racconta Roberto De Zerbi. L'Equipe ha intervistato il giocatore del Sassuolo (fino al 30 giugno poi come svelato in esclusiva sarà addio) in vista dell'arrivo di De Zerbi sulla panchina del Marsiglia. Interessante il racconto del francese con diversi aneddoti: "De Zerbi è un discepolo di Guardiola, ci diceva spesso: 'Spero che abbiate visto la partita del City'. Voleva farci osservare le sue uscite palla e ci consigliava di guardare i grandi match in generale. Non voleva che giocassimo lungo con la palla, lui ama davvero il gioco a terra. Ha detto che era contento quando un'azione partiva dal portiere e arrivava pulita nell'area avversaria dopo 50 passaggi. Per lui era come un orgasmo. Non riesce a concepire la vittoria senza questa maniera? Ci regalava delle 'soap' dopo aver vinto le partite senza giocare come voleva, creava attriti con i giocatori, alcuni erano stufi. Il giorno dopo era una doppia razione di allenamento, dovevamo rifare tutto, e la domenica successiva poi dopo aver vinto ma con stile, ci dicevamo "cavolo...questo lavoro ripaga!".

Continua il racconto di Greg: "Ricordo un discorso dopo il lancio della Superlega, ce ne parlò per un'ora, gridando che il calcio non era quello, e vincemmo subito dopo in casa del Milan, uno dei club fondatori. C'è stato anche quello dopo la morte di Maradona di cui ci ha parlato con emozione. Era molto commosso, ci aveva trasmesso qualcosa. La sua scelta di firmare per l'OM va in questa direzione. È andato dove c'è fervore. Quando giocavamo in grandi ambienti era come se lui fosse in campo".

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Defrel ha parlato degli allenamenti dell'allenatore bresciano: "Quando entra in campo è un altro uomo, molto severo, che si arrabbia e grida tanto. Ricordo gli esercizi per le uscite della palla. Potrebbero durare un'ora. Finché non ha ottenuto ciò che voleva, non si esce dal campo, ha urlato: "Non vai a casa, a volte ci sono stati anche degli insulti, ma ovviamente è rimasto nell'ambito del calcio" poi quando arriva la domenica ti diverti, è un gioco, ti dici che ne vale la pena. È difficile entrare in sintonia? È con questo allenatore che ho visto saturare più giocatori, ma è anche con lui che ho giocato il miglior calcio. Ha il suo ego, potrebbe trasformarsi presto in una rissa, ma poi lo chiamerebbe nel suo ufficio, cercherebbe di capire e sistemare le cose. Fuori dal campo è un bravo ragazzo".

Non è mancata infine una frecciata a Dionisi, seppur velata: "De Zerbi ha lasciato un'eredità dopo la sua partenza? Sì, la stagione successiva giocavamo ancora a occhi chiusi. Poi la squadra cominciò a cambiare, e da lì è iniziato il declino, fino alla retrocessione".

Sezione: News / Data: Mer 19 giugno 2024 alle 09:50
Autore: Sarah G. Comotto
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