Andrea Consigli, scendendo in campo domani contro la Juventus, festeggerà le 600 presenze nei campionati, a -7 da quota 500 in Serie A. L'estremo difensore del Sassuolo ha parlato alla Gazzetta dello Sport, raccontando il valore dei numeri e non solo: "Questi numeri sono il valore della continuità. Non sono un appassionato di statistiche, ma questi sono numeri bellissimi che a 36 anni hanno un sapore diverso. Non sono mai stato in una grande squadra, ma un segno l’ho lasciato».

La classifica dei pararigori è incerta, soprattutto per quanto riguarda il passato. Però, dal 2004-05, in Serie A il primato è di Handanovic con 26. Lei è a quota 21. Quanto la stuzzica il sorpasso? E qual è il segreto?

"Sarebbe un bel traguardo. Studio tanto, considero anche il comportamento degli specialisti in base al minuto e al punteggio. Io amo la boxe e le arti marziali, quello è un duello. Siamo io e il rigorista. Anzi, sono solo io. E’ un mio momento. Non mi piace fare cinema prima del tiro, non parlo, non faccio smorfie. Non spero che il mio avversario tiri male, voglio essere bravo io. E mi dispiace tanto se intuisco il tiro, magari tocco il pallone e non lo paro".

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Nella scorsa giornata lei è stato decisivo per la vittoria del Sassuolo sulla Fiorentina parando il rigore di Bonaventura. C’è stato un lungo check. Temeva di aver superato la linea?
"In realtà no, perché per non correre rischi parto un po’ indietro. Ma contro la Fiorentina ho rischiato che venisse decisa la ripetizione. Con Bonaventura siamo cresciuti insieme all’Atalanta, ma non ha mai battuto i rigori, quindi ho solo seguito l’istinto".

Lei è il calciatore italiano con più presenze in A senza aver mai debuttato in Nazionale. E non ha vinto nulla. Rimpianti?
"No, perché sono cose che non dipendevano da me. Io ho dato il massimo: allenamenti, vita sana, serietà, dedizione. Sono malato di calcio e del mio lavoro. Ci sono stati momenti in cui meritavo di essere uno dei tre portieri della Nazionale. Io comunque penso ancora a migliorare e ad evolvermi: è la mia forza. Ecco, potrebbe essere un’idea chiudere la carriera da secondo in una grande squadra per vivere magari l’atmosfera della Champions. Al Sassuolo sto benissimo e ho il contratto fino al 2025. La famiglia è la prima cosa e quindi deciderò pensando al bene di mia moglie e delle nostre due figlie".

A proposito del Sassuolo, si aspettava una stagione così difficile?
"Sì, la filosofia del club è quella di far crescere i giovani e poi cederli, ma non sempre puoi trovare il talento già pronto. Siamo rimasti in pochi dello zoccolo duro, qualche problema era inevitabile. Ma ne usciremo bene. Dal punto di vista personale sto giocando ad alto livello ed è un motivo d’orgoglio rispondere alla fiducia di chi si aspetta il massimo da me. Con l’arrivo di Cragno, che da sempre considero forte, è aumentata la competizione interna e questo mi ha fatto bene".

L’anno scorso, dopo l’errore con il Verona, conobbe la viltà e la cattiveria degli haters sui social. Come reagì?
"Io me ne frego, ma spero che certa gente non si renda conto fino in fondo di ciò che scrive. Purtroppo, grazie ai social, è tutto immediato e senza filtri. Se sbagli ti dicono che sei un venduto, se fai il tuo dovere ti insultano lo stesso. O ti minacciano. Io mi faccio scivolare tutto addosso, ma penso a come possa reagire, ad esempio, una ragazzina presa in giro per l’aspetto fisico. Se si proponesse una legge per la chiusura dei social, io voterei a favore. E lo stadio è diventato un grande social: lì dentro è concesso di tutto. Chiunque può insultarti e tirarti addosso qualsiasi cosa: ormai ci siamo abituati, sembra una cosa normale, ma è una follia".

Sezione: News / Data: Lun 15 gennaio 2024 alle 09:38
Autore: Manuel Rizzo
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