Domenico Berardi Ambrogio Beccaria. Intervista doppia a SportWeek, settimanale in edicola con La Gazzetta dello Sport, per l'attaccante del Sassuolo insieme al velista italiano. Il giocatore neroverde ha parlato della sua vita e anche del suo futuro. Ecco le parole di Mimmo.

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La tua prima volta su un campo da calcio.
D. "Nella mia Calabria, in una piccola società affiliata al Cosenza".

E chi ti ha messo il pallone tra i piedi?
D. "Un amico. Ho cominciato a portarmelo a letto, il pallone. Nel vero senso della parola. Se non mi coricavo con quello sotto a un braccio, non dormivo".

L'ultimo pensiero prima di scendere in campo?
D. "Ho negli occhi e nella mente l'immagine di mio figlio Nicolò".

Cos'è l'adrenalina?
D. "Adrenalina è qualcosa che bisogna imparare a gestire. Per esempio prima di un rigore battuto sullo 0-0".

E per te cos'è la paura?
D. "È la sensazione di non far risultato in una partita importante, in cui magari ti stai giocando la salvezza. Non ne ho altre".

Invidi la sua solitudine?
D. "Assolutamente no. Ho un po' paura della solitudine, dico la verità".

E perché allora passi per un introverso, chiuso in te stesso?
D. "Forse perché parlo poco pubblicamente".

Se fossi un calciatore in che ruolo giocheresti?

A. «Terzino. (Berardi: "Dietro di me, a coprirmi"). Terzino, sì, ma non perché sono scarso, ma, uno, perché corro tanto e non mollo, e, due, perché mi piace molto giocare con l'ala". (Berardi: "Vedi? Chiama il mister, qua abbiamo un terzino di spinta!").

Quale viaggio ti piacerebbe fare in barca a vela?
D. (Beccaria: "Non vale la Calabria, però!") «Non vale la Calabria? E dove vado...? Polinesia!".

Potete portare quattro perso ne in barca con voi: chi scegliete?
D. "Dipende: se è un viaggio tranquillo, porto la famiglia; se invece voglio farmi tante risate, porto i miei ex compagni Missiroli, Magnanelli e Troiano".

Per chi tifi?
A. "Inter".
E tu?
D. "Prossima domanda?".

La vita di Beccaria non ha confini. Tu, invece, da 13 anni sei in un piccola realtà, geografica e calcistica. È la tua comfort zone, la tua dimensione ideale, oppure hai voglia di ampliare i tuoi orizzonti?
D. «È da un bel po' di tempo che ambisco a giocare la Champions. Ma le cose si fanno in tre: chi vende, chi compra, e il giocatore. Mi sono accorto che è un po' difficile mettere d'accordo tutti".

La tempesta più pericolosa che avete mai affrontato.
D. "Io mi son portato dietro un'etichetta che non meritavo. Sì, ero un po' istintivo, prendevo qualche cartellino di troppo, ma ero un ragazzo…. Prendevo un calcio, non contavo neanche fino a tre, e reagivo. L'ho pagata per i primi 4-5 anni da professionista".

In barca Beccaria affronta spesso fenomeni meteo estremi. Quali sono stati i tuoi?
D. «L'anno dell'Europa League, competizione che ho saltato per infortunio dopo aver deciso i preliminari segnando all'andata e al ritorno contro la Stella Rossa".

A chi o a cosa ci si aggrappa per riemergere?
D. "Io dopo l'infortunio ho passato i primi tre giorni a chiedermi: perché a me? Poi sono tornato lucido e mi sono detto che non dovevo mollare e ripartire".

È inebriante stare da soli in mezzo all'oceano e, viceversa, in uno stadio?
D. "Io mi sono abituato agli stadi da 80 mila persone: al fischio d'inizio mi isolo e penso solo al lavoro da fare. La prima vittoria del Sassuolo a San Siro è arrivata con un mio rigore al 90' tutto lo stadio fischiava, di fronte avevo Handanovic. Sono rimasto freddo, ho pensato solo a dove potesse buttarsi il portiere, se a destra o a sinistra. Alla fine ho tirato centrale e mi è andata bene: la palla gli è passata sotto al braccio (ride; ndr). Un altro rigore è quello di Wembley nella finale contro l'Inghilterra: anche li avevo quasi tutti contro".

Riuscite a dormire prima di una regata/partita?
D. "I primi anni no, adesso dormo sereno".

C'è qualcosa che invidi all'altro?
A. "L'emozione di un gol a San Siro. A me tremavano le gambe solo a entrarci con mio papà, quando mi ci portava piccolino".
D. "Io gli invidio la serenità e il coraggio di navigare da solo in mezzo all'oceano".

C'è qualcosa che gli chiederesti?
D. "Come fai a trovare la tranquillità per dormire e mangiare, nelle condizioni in cui sei?".
A. "Sai che cibo e sonno fanno parte della gara. Io mi porto la pentola a pressione per farmi la pastasciutta, che mi fa sentire bene, a casa. Dormire? Quindici, venti minuti alla volta (Berardi: "Noooo..."), ma almeno sei ore complessive, se no diventi stupido. Invece, tu come sei riuscito a gestire le pressioni legate al sogno di diventare un calciatore?".
D. "Sono arrivato qui a 15 anni. Fino ai 18 non ho avvertito nessuna pressione, giocavo nel Sassuolo come se fossi ancora in Calabria con gli amici. Poi le aspettative sono naturalmente aumentate, e devi essere bravo a non portare in campo questo peso".

Dopo questa chiacchierata, scambiereste le vostre vite?
A. "Sì, almeno per un po'".
D. "Proverei, ma solo se sulla barca c'è pure lui".

Sezione: News / Data: Sab 03 giugno 2023 alle 10:43
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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