Domenico Berardi si è raccontato alla Gazzetta dello Sport. L'attaccante del Sassuolo ha parlato dei suoi idoli ("Volevo essere Robben: avevo il suo poster in camera. Poi, ovviamente, l’altro idolo era Messi") e ha raccontato anche cosa è successo durante le ultime finestre del calciomercato Sassuolo con le varie squadre che lo hanno tentato. 

Dal 2013, suo primo anno in A, questa è la classifica cannonieri: Immobile 196, Higuain 125, Zapata 124, Berardi 122, Dybala 121. Si sente un po’ sottovalutato? 
"Se guardo i numeri, un po’ sì. In fondo io ho giocato e segnato sempre in una squadra che non lottava per lo scudetto o per la Champions e spesso sfidava un avversario più forte. Quella classifica dice che faccio parte di un gruppetto composto da grandi calciatori e io sono un esterno, non un centravanti. Mi sono sempre caricato contro squadre importanti e negli stadi mitici. Quando gioco a San Siro, per citarne uno, vivo il sogno di ogni bambino e do il massimo per dimostrare sempre di poter stare in un posto così. E mi godo un’altra soddisfazione: so di essere l’idolo indiscusso dei fantallenatori e va bene così". 

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Per restare a Sassuolo ha rinunciato a vincere, a giocare la Champions, a guadagnare di più. Perché? 
"Fino ai 26-27 anni non mi sentivo maturo. Vede, io voglio giocare sempre e in quegli anni rifiutavo l’idea del turnover e della panchina. Forse era anche mancanza di fiducia nei miei mezzi, non credevo in me al 100%. Volevo essere sempre titolare e in un grande club non si può. Non ho rimpianti, ma nel frattempo ho capito, sono maturato e da due-tre anni sono pronto per un’altra avventura". 

Una volta disse: "Potendo scegliere, giocherei nel Liverpool". Ha potuto scegliere e ha scelto di restare sempre al Sassuolo. C’è stato un momento in cui hai pensato di andare via? 
"Sì, più di uno. Tre anni fa mi voleva l’Atalanta, ma dissi di no perché non ritenevo di essere adatto soprattutto dal punto di vista fisico a quel tipo di gioco. L’anno scorso volevo andare alla Juve, ma i club non si sono accordati. Io ci rimasi male, ho litigato con la società perché era il momento giusto. Ma poi ho voltato pagina e ho ripreso a dare tutto per il Sassuolo". 

Un momento in cui ha pensato: "Ho sbagliato a non andare via"? 
"Con la testa dei 30 anni le dico che a 20-21 avrei potuto credere di più in me stesso e provarci. Però le scelte si fanno quando bisogna farle". 

LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA A DOMENICO BERARDI

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Sezione: News / Data: Gio 10 ottobre 2024 alle 15:34
Autore: Sarah G. Comotto
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