"Il tempo si misura in brividi" cantano i Negramaro. Un centravanti si misura con i gol. È una legge non scritta del pallone ma anche con il calcio in pieno mutamento le regole basilari restano le stesse da 150 anni a questa parte: il portiere deve parare, l'attaccante deve segnare. Poi, ovviamente, non è solo bianco o nero, ci sono anche le sfumature e bisogna saperle interpretare bene. A volte si rientra nel campo del gusto personale. Penso ad esempio all'eterna sfida che ha caratterizzato il nostro secolo tra Leo Messi e Cristiano Ronaldo. Si può amare di più l'uno o l'altro ma non si può dire che l'altro non abbia fatto la storia o non sia stato ugualmente un fenomeno. Dunque, tutto è relativo. Dipende anche dalle aspettative che uno ha o ripone in un altro. E le aspettative, nel caso di Andrea Pinamonti, erano altissime. Come giudicare quindi i suoi due anni a Sassuolo?

Il titolo ovviamente racconta già il giudizio finale. Andrea Pinamonti, che è appena andato al Genoa, è stato divisivo e probabilmente farà discutere per tutto il resto della carriera. Conta come sempre il campo. E il campo, dove non è mai mancato dal punto di vista dell'atteggiamento, ha parlato: 5 gol in 32 presenze il primo anno in Serie A con la maglia del Sassuolo, 11 gol in campionato più 1 in Coppa Italia in 40 gettoni. Il conto è facile: ha segnato 17 reti in 2 anni a Sassuolo, in 72 presenze, con 3 assist. Forse non sarà mai un vero bomber, quello da 'doppia doppia cifra', da 20 gol all'anno ma ci sono centravanti più decantati che hanno segnato di meno.

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Nonostante i buoni numeri dell'anno scorso, il Pina non è mai riuscito a far breccia nei cuori (nella maggior parte almeno) dei tifosi neroverdi. Sarà forse quell'atteggiamento con quelle esultanze spesso polemiche nei confronti chissà di chi e chissà di cosa. Sarà per i 20 milioni di euro spesi per acquistarlo dal Sassuolo che ne fanno ancora e chissà per quanti anni il giocatore più pagato della storia neroverde. Questa etichetta sicuramente non lo ha aiutato. Come non lo ha aiutato vivere su un piedistallo dal quale poi è difficile scendere per scontrarsi con la dura realtà, ma questa non è una sua colpa, anzi lui di tutto questo ne è 'vittima'.

Come ho scritto spesso, il classe '99 avrebbe dovuto sfruttare quella rabbia non tanto per zittire qualcuno con le sue esultanze ma per trasformarla in energia positiva da riversare sul campo. Ci è riuscito solo a tratti ed è un peccato. Forse restano negli occhi le difficoltà della prima stagione e quando il biglietto da visita non è dei migliori è difficile riconquistare i cuori della gente. Però, come abbiamo sempre fatto qui (e ci siamo beccati anche gli insulti quando davamo 6 o 6,5 in pagella ad AP9) diamo a Cesare quel che è di Cesare, ad Andrea quel che è di Andrea: Pinamonti l'anno scorso il suo lo ha fatto, segnando 11 gol e migliorando lo score dell'anno passato (secondo miglior italiano della stagione per gol segnati dopo Scamacca, doveroso ricordarlo). Non è bastato, purtroppo per il Sassuolo. Poi si può parlare dei 20 milioni investiti per averlo dall'Inter e dei 2,4 milioni di ingaggio che lo hanno portato ad essere il secondo giocatore più pagato della storia dopo Berardi, si può parlare anche del fatto che ogni suo gol sia costato al Sassuolo 1,17 milioni di euro, si può parlare del valore assoluto del giocatore e ognuno ha le sue idee, si può parlare del suo lavoro lontano dall'area di rigore e di quella porta che spesso ha visto di spalle. Come ogni giocatore, anche il Pina andava messo nelle migliori condizioni per fare bene, e nei due anni a Sassuolo, nonostante la stima di Dionisi che lo ha fortemente voluto, non sempre tutto questo c'è stato.

Sarebbe cambiato qualcosa se il Sassuolo avesse speso, che ne so, 10 milioni di euro per ingaggiarlo? Per me no. Mettiamola così: Pinamonti non è il prototipo del mio centravanti ideale e i suoi due anni in neroverde me lo hanno confermato (e nonostante tutto l'ho pure preso al Fanta l'anno scorso perché credevo nella sua doppia cifra). Come probabilmente io non sono il prototipo del giornalista ideale per l'Arciere di Cles. Ma entrambi ce ne faremo una ragione "tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un Pina, un teorete, un Parrotto o un prete a sparare cazzate".

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Sezione: News / Data: Ven 16 agosto 2024 alle 18:44
Autore: Antonio Parrotto
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