Questo pomeriggio il Parma, nell'occasione rappresentato dal ds Pederzoli e mister Fabio Pecchia, è stato premiato dal Gruppo Emilia Romagna Giornalisti Sportivi, assieme agli altri campioni sportivi della città, per il successo nella Serie B della scorsa stagione. A margine dell'evento, mister Fabio Pecchia ha risposto alle domande dei giornalisti. Il tecnico ha parlato anche del campionato di B attuale: "Ci sono meno dentro rispetto all'anno scorso - riporta TuttoMercatoWeb - per un'analisi approfondita bisognerebbe andare nel dettaglio. E' un campionato che, a parte il Pisa, ancora non ha dato alla luce un leader. R, resta un campionato imprevedibile, equilibrato e molto impegnativo, con tante squadre di livello. Credo alla fine che il Sassuolo abbia qualcosa in più rispetto a tante altre".

Si dice spesso che in Italia mancano giovani talenti, cosa ne pensa?
"Per me ci sono, in diverse nazionali sotto l'Under 21 abbiamo vinto dei titoli, poi chiaramente c'è un percorso che va affrontato. Rispetto a qualche anno fa c'è qualche seconda squadra in più, questo permette ai club di monitorare i giovani e tenerli sotto controllo all'interno della società. Andrà ad agevolare il lavoro e migliorare il panorama calcistico italiano". 

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Si dice che Parma sia la piazza ideale per i giovani, in quanto ex calciatore oltre che allenatore è d'accordo?
"Sicuramente Parma è una città straordinaria, si vive bene, anche il clima all'interno dello stadio lo è. E' tutto il contorno del club che deve aiutare il miglioramento e la crescita dei giovani. Il club è costruito in modo tale da investire sui giovani e per questo il miglioramento è senza dubbio agevolato". 

Fate un lavoro di scouting preciso, puntate su calciatori anche fuori dai radar delle altre, simile al modello Atalanta, è l'unica strada per la sostenibilità per chi non è un top club?
"Il Parma è il Parma, ci sono tante realtà, la visione del club è chiara. Io sono al terzo anno ma fin da subito è stata molto chiara la strada: puntare su giovani di proprietà, il mio lavoro sta nel migliorare i singoli, dare idee di gioco e vincere le partite, perché alla fine viene chiesto questo. Bisogna migliorare ogni singolo giocatore, per dare anche una certa sostenibilità al club. Anche quest'anno affrontiamo il campionato di Serie A con la rosa più giovane, tra le più giovani in Europa. L'idea è chiara, sapendo a cosa andiamo incontro".

Hai fatto tante esperienze all'estero, cosa sta portando il fenomeno delle proprietà straniere in Italia?
"Quello che ho vissuto mi ha permesso di conoscere tante realtà, si può fare calcio in tanti modi. La Spagna non è il Real, il Real è mondiale. Poi ho vissuto l'Inghilterra, il Giappone, l'Italia. E' un calcio in continua evoluzione, bisogna adeguare un po' tutte le figure, anche gli allenatori devono adeguarsi alle richieste del mercato e al modo di operare diverso dei club. E' solo un adeguamento. Non c'è nulla di strano nel lavorare con un patron straniero, si tratta solo di apertura ad un modo di operare che potrebbe essere diverso rispetto ad un club tradizionale". 

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Sezione: News / Data: Gio 10 ottobre 2024 alle 19:26
Autore: Sarah G. Comotto
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