Stefano Pioli ha parlato a Radio Tv Serie A. L'ex allenatore del Milan, oggi all'Al Nassr in Arabia Saudita, ha parlato a 360° toccando in più occasioni anche i temi legati al suo passato a Sassuolo: "L'unica cosa che è rimasta, poi sono cambiato in tutto il resto, è la passione e la voglia di andare al campo, di allenare i miei giocatori, di conoscerli, di rapportarmi con loro, cercare di migliorarli, di entrare nella loro testa. Se dovessero vedermi adesso i miei giocatori che allenavo nel 99 o quelli della Salernitana del 2003 credo che mi troverebbero cambiato al 100% perché nel calcio sono sicuro che il fatto di avere la passione e di essere curiosi ti aiuti sempre a portare cose nuove e differenti. Ho sempre spinto anche il mio staff in questo, cercare di proporre cose nuove e di essere nei tempi. Io guardo tutte le partite del mondo, studio tutti gli allenatori, per come allenano, per come comunicano, per come motivano, quindi è chiaro che sono cambiato tanto. Poi ho fatto tante cose positive, ho fatto anche tanti errori, ma ho sempre imparato tanto, le lezioni mi sono servite e quindi chiaramente sono un altro allenatore e un'altra persona grazie a tutte le esperienze, ai rapporti, ai grandi giocatori, alle pressioni che ho avuto".

Nella storia solo 8 allenatori hanno allenato sia Inter che Milan: "Sapevo che non eravamo tanti. Io sono qui in Arabia con il mio prof, l'unico che ha iniziato con me, il prof Matteo (Osti) che è con me dal 99 a Bologna, quindi ogni tanto dico "Matteo certo che se ci avessero detto tutto quello che abbiamo fatto e ora siamo qui in Arabia Saudita, in pochi l'avrebbero detto". Io ancora non mi sto guardando indietro, perché credo di avere ancora tanto da fare, tante cose da poter migliorare, da poter dire e da poter ottenere. Poi ci sarà un momento, forse tra 15 anni, quando mi guarderò alle spalle e dirò "cavolo, sono partito dai Prati Bocchi a Parma e sono arrivato a Riyadh, o sono arrivato a vincere lo scudetto con il Milan, o a vincere lo scudetto con gli allievi nazionali del Bologna. Perché poi ovviamente si ricordano ad esempio lo scudetto del Milan, ma io tutte le volte che ho allenato il Chievo e ci siamo salvati, ho allenato il Sassuolo e l'obiettivo erano i playoff e ci siamo andati, oppure ho allenato il Bologna a 0 punti per arrivare a 51, quelli sono tutti stati successi che mi hanno permesso di fare quella carriera che abbiamo fatto. Milan? Nessun rimpianto, io ho dato tutto, veramente tutto e ho ricevuto tantissimo, quindi assolutamente no".

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Sula morte di Davide Astori: "L'episodio di Davide mi ha segnato tantissimo. Ma è inevitabile che sia così perché chiaramente abbiamo vissuto una situazione, un'esperienza che non si augura a nessuno e che era totalmente imprevedibile, inaspettata. E quindi è una cosa che rimarrà dentro e sono ancora molto legato, e questo mi fa piacere, alla famiglia di Davide, ai fratelli, ai genitori. Li sento e sono vicino a loro. Io mi ricordo che dopo una settimana che eravamo a Firenze avevo detto ai miei collaboratori "lui è un capitano vero". Era una persona di una positività, di una generosità, di una serenità, era sempre il primo che voleva cercare il positivo nelle situazioni e voleva cercare delle soluzioni per cercare di migliorare il lavoro di tutti. E quando è venuto a mancare, soprattutto poi in quel modo, ci siamo sentiti veramente da soli. Ma per fortuna, anche per merito di Davide, si è creato un gruppo così saldo, così forte, che siamo riusciti insieme non dico a superarla, perché non la superi una situazione del genere, ma a portare avanti qualcosa che Davide aveva seminato".

Sulla gestione umana dei calciatori: "Per me è sempre venuta prima la predisposizione a creare un rapporto o comunque a creare un obiettivo comune nel cercare di capire cosa fare e con chi fare per ottenere qualcosa. E credo che conoscere bene i propri giocatori, soprattutto a livello caratteriale e a livello mentale sia una situazione importante".

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Sezione: News / Data: Gio 16 gennaio 2025 alle 19:59
Autore: Sarah G. Comotto
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