"Non sarà mai una partita normale. Ma non solo per me. Per nessun barese, incontrare da avversario il Bari è una sfida normale. Qui c’è una piccola colonia di baresi, ci sono Angelo Carbone (responsabile del settore giovanile) e Emiliano Bigica (allenatore della Primavera), mi sento un po’ a casa, ogni tanto si parla in dialetto": così Francesco Palmieri, direttore sportivo del Sassuolo, ai microfoni della Gazzetta del Mezzogiorno.

Ha proseguito poi Francesco Palmieri: "Mi sento un po’ a casa, ogni tanto si parla in dialetto. Ma non è mai semplice trovarsi di fronte la maglia biancorossa, quella per la quale hai sognato fin da bambino di giocare. Per me era una malattia… Partita difficilissima, per noi… In B si può perdere anche contro l’ultima. Spesso l’atteggiamento che si getta sul campo determina molto, oltre ovviamente alle qualità”.

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“Grosso? In lui un po’ mi rivedo, per via del carattere schietto e della voglia di vincere. Allena un’ottima squadra. Ma ribadisco il concetto. Il difficile sta proprio lì, vincere. Lo sta facendo bene, direi. Le partite si preparano, si giocano, devi essere pronto a intervenire se diventano diverse da come le hai preparate. Ecco perché sulla carta è un conto, sul campo è un altro”.

"Avevo l'opportunità di andare via, lo sapevano anche qui. Ma il bellissimo rapporto che mi lega all'amministratore delegato Giovanni Carnevali è venuto prima di tutto. Come manager, lui è il numero uno e lo ha dimostrato in tutti questi anni. Qui abbiamo anche una proprietà fotte, la famiglia Squinzi. Se hai proprietà e amministratore cosi si lavora tranquilli Anche io ci ho messo del mio, facendomi trovare pronto. È un'occasione che ho cercato, voluto, per rendermi conto se dopo anni di settore giovanile, fossi all'altezza".

"Facile vincere cosi", dicono in giro: "Stiamo disputando un grande campionato· ribatte Palmieri·. La squadra è forte, il tecnico è bravo e preparato. Ma nel calcio servono i risultati. E vi assicuro che dopo una retrocessione, non é semplice. Perché ci sono mille variabili da considerare. I primi mesi, da maggio ad agosto, sono stati complicati. Siamo stati bravi a ricreare amore, entusiasmo, consapevoli che la priorità era il ritorno in A. Il club ha compiuto un notevole sforzo economico pur di trattenere qui gente di grande spessore. Abbiamo fatto tanto, ma restano molte partite da giocare. Bisogna pedalare forte e tagliare il traguardo il prima possibile".

"La squadra è forte - continua il direttore sportivo neroverde - Ma non siamo mica l'unica formazione forte. Mi viene da pensare alla Cremonese, al Palermo, al Pisa, allo Spezia, alla stessa Sampdoria. Qui tutti sono stati bravi, fin dal primo giorno di ritiro. Ma un nome devo farlo, e nessuno si offenderà: Berardi. È un esempio, un punto di riferimento. Ha subito un grave infortunio, si è rimesso in gioco in B e con i suoi comportamenti quotidiani, ha dimostrato di credere nel Sassuolo. Uno stimolo per tutti noi, un leone. Un campione d'Europa che si è gettato nella mischia della B".

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Sezione: News / Data: Gio 06 marzo 2025 alle 11:53
Autore: Manuel Rizzo
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