Francesco Palmieri, responsabile del settore giovanile del Sassuolo, ha ricevuto il premio Mino Favini in qualità di miglior responsabile del settore giovanile dell'anno e per l'occasione ha concesso un'intervista a Nero&Verde. Ecco le sue parole: "Un riconoscimento importante perché è stata fatta una votazione tra colleghi, tra chi lavora quotidianamente con i giovani. A me ha fatto piacere personalmente, motivo d'orgoglio anche per il Sassuolo Calcio penso perché in un contesto così importante dove c'era il gotha del calcio italiano: è stato bello e soddisfacente. Noi siamo una società importante, con una proprietà forte, con un amministratore che ha sempre delle vedute di un certo tipo, cerchiamo sempre di alzare l'asticella. Io nella mia vita professionale è chiaro che penso sempre a volermi migliorare come è giusto che sia, se uno si siede un attimo non va da nessuna parte".

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Ancora Palmieri: "Ho iniziato prima con i grandi, da più di 16 anni faccio il direttore del settore giovanile. È un lavoro bellissimo dove ci vuole grande passione e dedizione ma pian piano ti consuma perché le problematiche sono tantissime. Io scherzo sempre dicendo: 'il giorno che farò la prima squadra o solo la prima squadra forse inizierò a riposarmi. È una battuta per far capire che è più facile iniziare con i giovani e poi spostarsi ai grandi, è più difficile il contrario. Penso sia molto difficile, le sfaccettature sono tante, se devi togliere qualcosa solitamente la togli ai giovani. Si parla sempre di dare importanza ai giovani ma se andiamo ad analizzare, l'attenzione ce l'ha la prima squadra, come è giusto che sia. Ci sono società che credono nella crescita dei giovani ma bisogna iniziare a investire, servono strutture perché siamo indietro anni luce, dalla valorizzazione di quelli che lavorano nel settore giovanile perché io ho la fortuna di avere collaboratori con la mia stessa fame e voglia di voler inseguire dei risultati. Noi dobbiamo tirare fuori dei giocatori ma dobbiamo fare anche dei risultati di un certo tipo perché poi nei risultati si vede la qualità dei ragazzi"

Palmieri sui giovani e l'Italia: "In Italia diciamo che i giovani non ci sono ma ci sono, bisogna farli giocare e sbagliare. Siamo un Paese vecchio, di conservatori. Dicono ancora che sono giovane io e ho 55 anni. Bisogna pensare che i giovani debbono avere le possibilità di giocare e sbagliare. Con i giovani è veramente un altro mondo, può solamente parlarne chi ne fa parte. È bello, appassionante, ma nello stesso tempo ti logora sotto certi aspetti, per questo dico che devi essere predisposto a lavorare con i giovani perché è un lavoro che ti ruba del tempo".

Le soddisfazioni: "Abbiamo avuto la fortuna di vincere due Trofei al Viareggio e secondo me resterà nella storia del Sassuolo come lo Scudetto Berretti. Le soddisfazioni più grandi però arrivano dal vedere i tanti ragazzi che sono partiti da noi e si stanno affacciando nel calcio professionistico. Non voglio fare nomi ma penso che in questi anni abbiamo seminato tanto, ci sono in giro dei ragazzi che stanno dimostrando di essere dei giocatori bravi"

La crescita: "In questo momento questi ragazzi hanno poco spazio e questo spazio dobbiamo cercare di capire come farglielo trovare. A volte cercano l'Under e non il giocatore per com'è, non è corretto per loro e nemmeno per noi che li facciamo crescere, sminuiscono il lavoro e il valore dei giocatori perché questi ragazzi a 18 anni devono giocare, devono avere la possibilità di sbagliare. Ma torniamo sempre alla solita canzoncina: bisogna crederci, se non ci crediamo le parole se le porta via il vento".

Sezione: Settore Giovanile / Data: Sab 25 febbraio 2023 alle 11:28
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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