La prima impressione. L’ultimo ricordo. L’essere umano è semplice ed è pure stupido, semplicemente stupido, perché chi si ferma alla prima impressione e non approfondisce la conoscenza resterà incompleto. Anche chi si ferma solo all’ultimo ricordo, a quell’ultima fotografia, senza analizzare tutto l’album, non può dirsi completo. E nel calcio poi, che spesso è metafora della vita, si ha l’abitudine di fermarsi solo all’ultima partita, all’ultima giocata, all’ultima stagione. Un po’ quello che sta succedendo al Sassuolo. I neroverdi sono retrocessi in Serie B, l’annata è stata disastrosa, tutto o quasi è da dimenticare, ma non tutto è da buttare. Il calciomercato Sassuolo è stato negativo ma in passato ha dato grandi soddisfazioni, altrimenti questa squadra non avrebbe giocato per 11 anni di fila in Serie A, altrimenti questa società non avrebbe chiuso molti bilanci in attivo. E allora se il Sassuolo è potuto arrivare a vincere a San Siro, è potuto arrivare a vincere in Europa, è rimasto 11 anni in Serie A, un po’ di merito è anche di Giovanni Rossi, un po' di merito va anche riconosciuto a Giovanni Rossi.

Il direttore sportivo arrivato nel 2006 quando “non c’era nemmeno il Ricci” saluterà alla fine della stagione ma il suo addio è stato già ufficializzato dal club. Se ne sono lette di tutti i colori, specie nel variopinto mondo dei social. Ci vorrebbe innanzitutto rispetto per la persona e per il professionista che nei suoi anni ha lavorato anche alla Juventus e al Cagliari, si è fatto apprezzare da molti, e non a caso Massimiliano Allegri quest'estate lo avrebbe voluto in bianconero. Questo al netto delle critiche che ci possono e ci devono stare, fanno parte del pacchetto e non risparmiano nessuno. Quest’anno nessuno è esente da colpe, è inevitabile dopo una retrocessione per giunta inaspettata ma per giudicare il lavoro, in questo caso di Giovanni Rossi, bisogna mettere sulla bilancia anche le due promozioni dalla C1 alla Serie A, i Pioli, gli Allegri, arrivati sotto la sua gestione quando non erano nessuno. Bisogna mettere sulla bilancia i Di Francesco, i De Zerbi, i Mandorlini, i Remondina, al netto anche dei Malesani di turno. Bisogna mettere sul piatto i vari Andy Selva, proprio lui, il bomber, come Riccardo Zampagna e Simone Zaza, passando per Lorenzo Pellegrini preso per 2,5 milioni e rivenduto a 10, l'allora giovane Andrea Poli, Sime Vrsaljko, probabilmente il miglior terzino destro passato qui, Acerbi, Politano, Locatelli, quel Demiral preso a gennaio e rivenduto a peso d'oro 6 mesi dopo, Jeremie Boga e Hamed Junior Traoré, altre grandi plusvalenze.

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Giovanni Rossi non ama le luci della ribalta. Non ha un buon ufficio stampa e in questo mondo che ama l'apparenza, in questo mondo dove la luce dei flash è sempre accesa, non dire una parola, essere un uomo nell'ombra non sempre paga. Anzi, probabilmente non paga mai. Agendo così si lascia a tutti gli altri il diritto di dire, fare, interpretare, inventare cazzate. Si ricordano solo un paio di interviste negli ultimi 6 anni e un altro paio nel pre-partita. C'è chi urla, c'è chi si vanta, c'è chi si crede il Pippo Baudo del mercato "quello l'ho inventato io". Rossi invece, che ha il più comune dei cognomi, ha dimostrato in questi anni di essere l'opposto, ha dimostrato di avere dei valori non comuni. Per molti può essere un difetto, per noi non lo è affatto. Forse, se si fosse chiamato John Reds (suona bene!) la storia sarebbe stata diversa. Forse la storia sarebbe finita in maniera diversa ma, per chi non si vuole fermare solo all'ultimo ricordo, quella di Giovanni Rossi al Sassuolo è stata davvero una bella storia.

Sezione: News / Data: Lun 27 maggio 2024 alle 15:42
Autore: Antonio Parrotto
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