"Se mio nonno avesse avuto 3 palle sarebbe stato un flipper". Quante volte l'abbiamo sentito dire cari amici neroverdi? So che molti di voi non saranno d'accordo con quanto segue ma come sa chi legge questo sito e questa firma non scrivo per compiacere qualcuno ma solo per dar sfogo alla mia fantasia e per dire quello che penso in assoluta libertà, nel bene o nel male. Si può stare a disquisire ore e ore sulle scelte di formazione di Grosso, sul fatto che avrebbe dovuto schierare una formazione più competitiva per sfidare il Milan negli ottavi di finale di Coppa Italia a San Siro, sull'inserimento di questo o quello al posto di quello o quell'altro, ma se poi fosse arrivato qualche infortunio ai titolari cosa avremmo detto? Avremmo criticato Grosso per la scelta, perché avrebbe dovuto pensare al campionato, unico grande obiettivo perché, diciamoci la verità, il Sassuolo la Coppa Italia non l'avrebbe vinta nemmeno con l'impresa a San Siro. L'unico obiettivo resta vincere il campionato di Serie B per poi tornare a San Siro l'anno prossimo e, a questo punto, prendersi la rivincita, ricordando bene la lezione inflitta dai rossoneri la sera del 3 dicembre 2024. Ciò non toglie però che la figuraccia epica di ieri sera resta scolpita sui libri di storia e non deve far piacere, anche se si trattava di Coppa Italia, sperando non lasci strascichi e non tolga certezze in campionato.

Una sera fredda a San Siro dove le luci si sono accese e sono state solo di colore rossonero. Luci spente invece, visto che siamo anche sotto Natale e non solo per citare il grande Vecchioni, per i neroverdi. E così, in un Paese che sta riscoprendo l'amore per il tennis, il Milan ha deciso di onorare Jannik Sinner e di prendere a pallonate il Sassuolo vincendo con un tennistico 6-1. Perdere non fa mai bene, perdere così ancor meno! Però queste scelte avevano dato soddisfazioni un paio di mesi fa contro il Lecce, squadra di Serie A ma ovviamente di ben altra caratura rispetto al Milan.

Diciamoci la verità, il Sassuolo contro un Milan così carico e sul pezzo avrebbe fatto fatica anche con i suoi titolari perché la testa fa la differenza, non solo la tecnica e la tattica. Il Milan è entrato in campo convinto di voler sbranare l'avversario e ci è riuscito dopo 23 minuti, chiudendo già la pratica, regalandosi poi 70 minuti di divertimento puro e di allenamento in vista della partita con l'Atalanta. Il Sassuolo invece era entrato in campo provando a giocarsela con le sue carte ma, per usare la metafora di Grosso post-partita, dal mazzo non è uscito un jolly e nemmeno un asso, bensì un 2 di picche perché la strategia neroverde, che probabilmente prevedeva di riuscire a reggere l'urto per almeno un'ora per poi giocarsi i jolly, quelli veri, ovvero Berardi e Laurienté ma anche Thorstvedt, che si erano inizialmente accomodati in panchina, è stata sopraffatta dalla strategia di Fonseca che ha schierato titolari del calibro di Leao (ispiratissimo ieri sera), Reijnders (fenomeno), Fofana (una diga), Tomori e che come 'riserve' annovera comunque gente del calibro di Loftus-Cheek, non certo l'ultimo arrivato.

La gara di ieri semmai, per usare un'altra metafora, è la conferma che quel bistrattato Massimiliano Allegri, quando parlava di categorie nel calcio non aveva poi tutti i torti. Ci sono le categorie. Ed è la sacrosanta verità perché se uno è un 'titolare', e un altro è una 'riserva' allora un motivo ci sarà. Ce ne siamo accorti ieri sera dove la differenza di categoria (non solo dalla A alla B), con alcuni giocatori spaesati che sembravano andare a velocità di crociera contro quelli in rossonero che invece sembravano andare a 2.000 all'ora si è vista eccome! E credo che - paradossalmente certo - l'atteggiamento del Milan, che ha rispettato il Sassuolo credendo di trovarsi di fronte una squadra forte debba in un certo senso inorgoglire i neroverdi. Poi si può stare a discutere sulla formazione, su Berardi in panchina, su Pierini in campo al posto di Antiste, su Thorstvedt per Caligara, ma se mio nonno avesse avuto tre palle sarebbe stato un flipper...

Sezione: Editoriali / Data: Mer 04 dicembre 2024 alle 13:04
Autore: Antonio Parrotto
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