Duecentodue panchine con il 40% di vittorie sin qui, ovvero 81 gare, 57 perse e 64 pareggiate: questo il bottino da allenatore di Fabio Grosso, da ieri ufficialmente il nuovo tecnico del Sassuolo. Il club neroverde ha fretta di ripartire e a nemmeno una settimana dalla fine del campionato ha lanciato un chiaro avviso ai naviganti e ha già sistemato due tasselli fondamentali per iniziare a progettare la stagione con la promozione di Francesco Palmieri a nuovo ds al posto di Giovanni Rossi e con l'incarico di guida tecnica affidato appunto a Fabio Grosso. Mio Dio Fabio Grosso! Sì, proprio lui. Impossibile non pensare a quel 9 luglio del 2006 ma al tempo stesso bisogna scindere le due professioni, quella di calciatore e allenatore, completamente diverse e qui naturalmente mi soffermerò solo sulla seconda che è quella che ci interessa di più al momento.

Il tecnico ha già una discreta esperienza alle spalle sulle panchine italiane e non solo avendo iniziato nel settore giovanile della Juventus nel 2012, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, prima di 5 avventure in Serie B, 3 fugaci apparizioni in A al Brescia, una in Svizzera al Sion con sole 4 vittorie e una in Francia, l'ultima, con il Lione chiusa dopo 7 partite. L'allenatore conta una promozione in Serie A, l'anno scorso, alla guida del Frosinone con la rosa che non era tra le più forti. E il Sassuolo spera che Grosso possa concedere il bis. I giochi di parole con il suo cognome saranno molteplici, ne conservo qualcuno per il corso della stagione. Ma come bisogna valutare questa scelta?

Come sempre, dirò quel che penso anche se a qualcuno non piace. Mio umilissimo parere: avrei preferito Vincenzo Vivarini del Catanzaro, anche lui aveva dei 'difetti' come li aveva Aquilani e come li ha Grosso, ma era una scelta a mio modo di vedere più intrigante e penso che avesse tutte le caratteristiche del DNA Sassuolo. Non che Grosso non le abbia. È un bravo allenatore che conosce bene la categoria (del suo Frosinone facevano parte anche Turati, Boloca e Mulattieri che sono di proprietà neroverde attualmente) e questo è un plus e ha idee offensive e moderne, con il 4-3-3 come sistema di gioco principale, dunque in questo senso anche il suo ingaggio va visto nel solco della tradizione.

Leggo inoltre il suo ingaggio anche come una sorta di messaggio da voler lanciare pubblicamente, un nome di grido che può rianimare una piazza depressa per la retrocessione in Serie B, mentre (forse) l'ingaggio di Vivarini avrebbe suscitato qualche perplessità in più nella piazza. Diciamo che se dovessi dare una percentuale, l'ingaggio di Grosso mi convince al 95%, che è una grandissima percentuale. Per completare il quadro con il restante 5% ci sarà bisogno delle risposte sul campo. Come sempre. Anche perché io sono come San Tommaso: se non vedo non credo. Al tempo stesso, niente puzza sotto al naso, ma vedremo come nascerà e soprattutto come si evolverà il nuovo Sassuolo targato Fabio Grosso e giudicherò come sempre in base ai fatti. Questo è solo un commento a priori sulla scelta, per fortuna non tocca a me farle.

Gli allenatori poi, restando in tema di percentuali, contano sempre fino a un certo punto perché se non hanno a disposizione la squadra possono inventarsi la qualunque ma difficilmente vinceranno. Tutto passerà dalle prime mosse da direttore sportivo della prima squadra di Francesco Palmieri. Intanto, sono state confermate tutte le indiscrezioni che vi abbiamo riportato in queste settimane sull'impegno di Mapei, sulla permanenza di Giovanni Carnevali e sull'obiettivo del club che considera la retrocessione un incidente di percorso e lavora già per programmare l'immediato ritorno in Serie A, sapendo che non sarà semplice, ma intanto vuole provarci con convinzione. E questo è un altro bel messaggio che arriva per i tifosi e tutto l'ambiente neroverde. Intanto un Grosso in bocca al lupo al nuovo mister e al Sassuolo!

Sezione: Editoriali / Data: Mar 04 giugno 2024 alle 16:00
Autore: Antonio Parrotto
vedi letture
Print