È un Sassuolo che cambia, nella forma e nel colore. È in trasformazione. Tre trasferte e tre vittorie. Cinque gol segnati con 5 marcatori diversi (Mulattieri, Thorstvedt, Laurienté, Muharemovic e D'Andrea) e 0 gol subiti. In tutto fanno 10 con 8 marcatori diversi e con almeno un gol in ogni partita. Come si dice in questi casi, la fabbrica del gol. Continua a evolversi e a convincere il nuovo Sassuolo targato Fabio Grosso che ha vinto per 2-0 in casa del Lecce con la rete di Muharemovic e la magia di Berardiana memoria di D'Andrea (bentornato!) e si è guadagnato l'accesso agli ottavi di finale tornando a riassaporare quei vecchi e magici sapori che hanno contraddistinto gli ultimi 11 anni neroverdi, quelli delle 'notte magiche' a San Siro.

Il Sassuolo ha meritato e ha passato il turno sfruttando in particolare una cosa: la testa. Il passaggio del turno è arrivato grazie alla differenza di concentrazione, quella che spesso e volentieri è stata una condanna per il club neroverde, ieri ha fatto la differenza al contrario perché la squadra di Grosso si trovava dall'altra parte, quella dell'underdog, quella del club di Serie B che arriva con la testa sgombra e leggera (grazie anche alle due vittorie consecutive) e che ha tutto da guadagnare. E lo si è capito già al 6' quando Muharemovic ha potuto colpire da solo al centro dell'area, sprecando una ghiotta chance per il vantaggio che sarebbe poi arrivato pochi minuti dopo sempre con un'incornata di Tarik, che quello di ieri sarebbe stato un pomeriggio difficile per i salentini e un pomeriggio felice per i neroverdi.

Le chiacchiere sul turnover, sui cambi di Gotti, lasciano il tempo che trovano. Grosso non ha fatto turnover? Ne ha cambiati 10 su 11 rispetto all'ultima partita di campionato confermando il solo Odenthal. Ha lasciato a casa gente come Romagna e Boloca, due titolarissimi, ha lasciato in panchina, fra gli altri, Moldovan, Mulattieri e Laurienté ma la vittoria di Lecce testimonia che il gruppo a disposizione dell'allenatore è forte, che la rosa è lunga ma soprattutto racconta che se cambiando gli ordini degli addendi il risultato non cambia allora il merito è dell'allenatore che sta riuscendo a dare un'identità alla sua squadra, costruendo quelle famose fondamenta "solide" di cui ha tanto parlato nel corso dell'estate.

Serviva una scossa per non cadere nelle trappole della depressione post-retrocessione come è successo a tante in passato e come sta succedendo, ad esempio, quest'anno a Frosinone. Una mano gliel'ha data il mercato del nuovo ds Francesco Palmieri (a proposito, auguri a lui per il suo compleanno festeggiato ieri con la vittoria) perché sin qui i nuovi arrivati hanno praticamente convinto tutti ad eccezione del solo Caligara che può ancora migliorare e crescere tanto e con Lovato che ha un rosso sul groppone ma nelle sfide successive si è fatto perdonare. Una mano, il mister, se l'è data da solo capendo subito dove metterla, quella mano entrando nella testa dei giocatori e provando a cambiare quella mentalità, restituendo alla squadra un pizzico di umiltà che, ogni tanto, si è persa tra un trionfo all'Olimpico e una sbornia a San Siro. Già, San Siro...

Sezione: Editoriali / Data: Mer 25 settembre 2024 alle 11:55
Autore: Antonio Parrotto
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