Dopo undici anni di Serie A, con un viaggetto anche in Europa, il Sassuolo ha salutato la Serie A. Annata fallimentare sotto tutti i punti di vista per la formazione neroverde che ha cambiato tanto durante il calciomercato Sassuolo estivo ma solo pochi elementi sono riusciti davvero a incidere. Inutile girarci attorno, sono state sbagliate delle valutazioni da parte della società. Se si dovesse fare un grafico a torta, giusto per farmi qualche 'amichetto' in più ma devo dire come sempre quello che penso, suddividendo le responsabilità, la fetta maggiore spetterebbe ai dirigenti, seguiti dai calciatori perché sono loro ad andare in campo, infine agli allenatori con Alessio Dionisi che sicuramente ha più colpe rispetto a Davide Ballardini per aver guidato la squadra per il doppio delle gare (qui un'analisi dettagliata della sua esperienza a Sassuolo) ma anche quest'ultimo ha la sua bella fettina di responsabilità a differenza di quanto voglia far credere con le sue dichiarazioni e anche con i suoi gesti, come non l'essersi presentato sotto la curva il giorno della retrocessione. Lo ribadisco: per me scappare negli spogliatoi è come voler dire 'non è colpa mia'. Non è così. E non regge nemmeno la scusa delle sole 12 partite a disposizione: Cannavaro e Gotti sono arrivati dopo di lui sulle panchine di Udinese e Lecce e hanno salvato le loro squadre.

L'infortunio di Domenico Berardi ha sicuramente inciso perché lo abbiamo scritto in tutte le lingue del mondo: c'è un Sassuolo con Berardi e un Sassuolo senza Berardi. Ovviamente non si poteva mettere in conto il suo infortunio al tendine d'Achille, quella è sfiga, ma bisognava iniziare a entrare nell'ottica delle idee di trovare anche un'alternativa perché Mimmo non è uno da 38 gare in stagione, storicamente soffre per dei problemi fisici, e bisognava in qualche modo trovare un'alternativa, bisogna fare diversamente, trovare più personalità. Proprio la personalità dei giocatori in questa retrocessione è un aspetto non secondario: 31 punti persi da situazione di vantaggio sono un dato che deve far riflettere. Semmai il problema è un altro: dove si compra la personalità?

A proposito di personalità che mio padre al mercato comprò. Il mercato del Sassuolo 2023/24 è stato pesantemente bocciato dal campo. A pagare è stato il direttore sportivo Giovanni Rossi che andrà via dopo una lunga militanza in neroverde. Un anno sbagliato non cancella però quanto di buono fatto in passato. Lo stesso discorso vale per il contestato Giovanni Carnevali. Tutti commettono degli errori, anche il Papa sbaglia e dice cazzate, è umano anche lui. In estate sono arrivati Vina (prestito), Viti (prestito con riscatto), Pedersen (prestito con riscatto), Cragno (prestito con riscatto), Castillejo (prestito con riscatto), Boloca (maxi-operazione con il Frosinone), Racic, Missori, Volpato, Mulattieri e il classe 2005 Lipani. Basta andare a vedere i numeri: solo Vina e Boloca si sono imposti nella formazione titolare, con quest'ultimo che ha perso posizioni nella seconda parte della stagione e con il primo che, essendo in prestito, è stato poi venduto a gennaio su ordine del suo club d'appartenenza. Il Sassuolo di fatto è retrocesso con la squadra titolare dell'anno scorso che non aveva più Maxime Lopez e Davide Frattesi. Evidentemente, se nessuno dei nuovi riesce a trovare spazio con continuità c'è qualcosa che non va.

A gennaio poi si poteva probabilmente provare a fare di più. Vi abbiamo però parlato, e siamo stati gli unici a farlo e ribadiamo quanto detto già a gennaio, dei problemi legati all'indice di liquidità. C'era bisogno di una cessione per un acquisto e infatti sono partiti Vina e Agustin Alvarez che hanno liberato lo spazio per Doig (acquistato a titolo definitivo) e Kumbulla (prestito secco). Per il sottoscritto c'era bisogno di un centrale di spessore e di personalità (sempre lei) da consegnare all'allenatore nelle prime ore del mercato, di un centrocampista fisico, di un vice-Laurienté che potesse mettere un po' di pressione al francese che si era 'seduto' e di un altro terzino sinistro perché la squadra sulle fasce di difesa, con 3 terzini destri e un solo terzino mancino, è dritta come è dritta la torre di Pisa. Giudicando da fuori, l'arrivo di Kumbulla è un po' lo specchio dell'aver probabilmente sottovalutato la questione a gennaio, tanto tre squadre più scarse da mettere dietro le troviamo. La Salernitana aveva già un piede e mezzo in B, il Verona ha smantellato, una tra Empoli e Frosinone magari la mettiamo dietro perché hanno la rosa inferiore e quindi possiamo 'permetterci' di aspettare un giocatore che rientra da un lunghissimo infortunio.

Per una completa valutazione però bisogna anche raccontare come stanno le cose ed è strano che nessuno del club abbia parlato per chiarire questo aspetto perché le critiche sicuramente non sarebbero mancate lo stesso ma magari le persone intelligenti avrebbero capito. Si tratta del famoso indice di liquidità che ha messo i bastoni fra le ruote alla società che aveva un po' le mani legate. Poi ne parlerò in maniera ancora più approfondita ma il Sassuolo a gennaio seguiva Angelino, terzino sinistro del Lipsia, ex Manchester City, in uscita dal Galatasaray e poi finito alla Roma, e che poteva arrivare in prestito. Grazie all'intervento della proprietà che ha immesso ancora una volta del denaro nel club è stato possibile fare un investimento e la società ha scelto di investire su Doig, che è stato pagato 6 milioni più 1 di bonus più il 10% sulla futura rivendita. Lo scozzese purtroppo in questi primi mesi in neroverde non ha reso secondo le attese. Proprio per questo discorso però forse poteva essere rivista la strategia, che ha dato grandi soddisfazioni gli altri anni, ma in una situazione 'straordinaria' si poteva probabilmente fare qualcosa di diverso. Il Cagliari, ad esempio, si è salvato perché a gennaio ha preso Mina e Gaetano in prestito.

Non solo Doig. Tanti, praticamente tutti i giocatori non hanno reso eppure, come si è visto anche nel Berardi-gate, a Sassuolo hanno tanti privilegi, hanno i Re Magi che ogni giorno portano loro oro, incenso e mirra. Ecco, forse questi privilegi sono troppi. Castillejo una grande delusione, un vero e proprio fantasma. Racic molto male. I due sono arrivati dal Valencia per un tozzo di pane e se è vero che come spendi mangi, bisogna stare attenti ai ristoranti valenciani. Laurienté ha steccato, al netto di questo moto d'orgoglio nel finale che però non cancella 30 partite fatte male. Pinamonti il suo lo ha fatto, segnando 11 gol e migliorando lo score dell'anno passato (secondo miglior italiano della stagione per gol segnati dopo Scamacca, doveroso ricordarlo), poi si può parlare dei 20 milioni investiti per averlo, si può parlare del valore assoluto del giocatore e ognuno ha le sue idee, la mia è che abbia vissuto troppo spesso su un piedistallo dal quale poi è difficile scendere per scontrarsi con la dura realtà, ma questa non è una sua colpa, anzi lui ne è 'vittima'. A Berardi, almeno in campo, non si può rimproverare nulla. Anzi. Matheus Henrique ha avuto una buonissima prima parte di stagione poi è stato risucchiato nel vortice negativo, un po' come Boloca e Toljan. Uno dei più positivi è stato Kristian Thorstvedt. Bocciata la difesa, non solo per i 75 gol incassati (colpa di tutta la squadra). I giovani, da Mulattieri a Volpato passando per Missori e Lipani, sono di fatto ingiudicabili ma spero possano diventare l'ossatura della squadra che l'anno prossimo proverà a cancellare questa pessima annata.

Sezione: Editoriali / Data: Mar 28 maggio 2024 alle 17:31
Autore: Antonio Parrotto
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