Walter Bressan è uno dei centenari del Sassuolo. Il portiere ha indossato la maglia per tre stagioni, dal 2008 al 2011, difendendo i pali neroverdi in ben 102 occasioni. Classe '81, ha appeso i guanti al chiodo nel 2017 ma è rimasto nel mondo del calcio, intraprendendo la carriera di preparatore dei portieri, prima con Rolando Maran e poi con altri grandi allenatori, su tutti, Claudio Ranieri. Dopo alcuni anni a Cagliari è senza contratto perché ha scelto di fermarsi nonostante fosse diventato, come si dice in questi casi, uomo della società. SassuoloNews.net ha contattato in esclusiva l'ex portiere del Sassuolo per parlare dei suoi trascorsi ma anche dell'attualità. Ecco le sue dichiarazioni nell'intervista concessa da Bressan ai nostri microfoni.

Vorrei partire dall’anno scorso. Sassuolo con 30 punti, penultimo in Serie A e mandato in B…proprio dal Cagliari di Ranieri che vinse 2-0 al Mapei Stadium. Che ricordi hai di quella sfida e di quella giornata?
"Un'idea chiaramente festosa per noi e tragica sportivamente per il Sassuolo. Noi sapevamo che era una partita decisiva, come lo era per loro, forse loro erano all'ultima speranza mentre noi avevamo anche l'opportunità di avere un'altra opportunità in casa con la Fiorentina ma per come era la situazione Sassuolo per noi era una trasferta importante. La città, la Sardegna, aveva risposto anche con un seguito importante e avevamo anche la forza di tutte queste cose per poter chiudere i discorsi salvezza e i ragazzi sono stati fantastici mentre dall'altra parte immagino che la cosa sia stata ben diversa. Chiaramente dispiace per l'epilogo perché sono legato al Sassuolo e alla famiglia Squinzi, dall'altra sono stato contentissimo del risultato del Cagliari".

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Ti aspettavi la retrocessione dei neroverdi?
"No, penso non se lo aspettasse nessuno e nemmeno il Sassuolo. Quello neroverde è un club che ha sempre programmato bene le cose, ha sempre presentato squadre all'altezza del campionato. L'anno scorso pensavamo un'altra volta a un Sassuolo che potesse stare nella parte sinistra perché aveva giocatori non da lotta per la salvezza e forse questo ha inciso perché è capitato anche due anni prima a noi a Cagliari di avere una squadra all'altezza di un altro tipo di campionato e siamo retrocessi contro una squadra già retrocessa. Sono cose che purtroppo non si spiegano. Ci sono chiaramente situazioni che io non posso sapere e che sicuramente all'interno del Sassuolo hanno provato a risolvere in quell'annata ma anche con la retrocessione ritengo che la società abbia la forza e la capacità per ripartire".

Quest’anno il Sassuolo è ripartito con qualche difficoltà iniziale ma ora sembra aver trovato la quadra. Sono in molti a ritenere i neroverdi i favoriti per la promozione in Serie A, lo definiscono 'illegale'. Tu come la vedi?
"Io dico che vincere è sempre difficile, in tutte le categorie, soprattutto quando una squadra retrocede l'anno prima riproporsi a vincere è sempre difficile. Io penso che il Sassuolo abbia una squadra forte come le altre che provano ad andare in Serie A, in più teniamo conto che in Serie B, essendo una categoria particolare, c'è sempre la sorpresa, squadre che possono mettere in difficoltà squadre con blasone importante, basti vedere le difficoltà che stanno avendo la Sampdoria o il Frosinone, il Catanzaro l'anno scorso ha fatto un grande campionato e ora non sta andando bene. Io penso che i meriti del Sassuolo non possano essere solo legati al fatto che abbia una rosa 'illegale', io penso che ci sia una programmazione: il Sassuolo ha fatto dei sacrifici per mantenere dei giocatori importanti in B, ha preso un allenatore nuovo che sa benissimo quello che deve fare e lo sta facendo bene. Quando si dice Sassuolo 'illegale' perché vince è perché dietro c'è una programmazione, cosa si sarebbe detto se le cose stessero andando male? Io credo che ci sia dietro sempre programmazione e un sistema, chiaramente bisogna farlo sistemare".

Grosso è stato bravo a costruire basi solide dalle macerie. Forse in questo momento l'avversario più ostico può essere il Sassuolo stesso o possono esserci anche altre insidie in un campionato complicato come quello di B?
"La Serie B è una categoria da sabbie mobili che ti può far trovare prima o seconda e nell'arco di poche giornate ti puoi ritrovare a metà classifica e quindi puoi rischiare in una situazione particolare, come può succedere il contrario. Io credo che il Sassuolo, come società, sappia questo e sappia sicuramente 'agitare' bene i giocatori per non farli cadere in questa tentazione. Il rischio è per il Sassuolo ma è anche per altre squadre che oggi sono prime e la speranza per altre squadre che oggi sono dietro. Non ci sono partite facili o scontate in Serie B e io credo che il Sassuolo debba pensare, come sta facendo, almeno credo perché ho visto due partite dal vivo del Sassuolo e mi sembra all'altezza del campionato di Serie B pur avendo giocatori di categoria superiore, quindi bravi questi ragazzi che si sono messi nell'ottica di questa categoria".

Restando sul tema della B. Ora c’è il Pisa in vetta, il Sassuolo a -2 e subito dopo lo Spezia che ha 6 punti di vantaggio sulla quarta che è alla stessa distanza dal 3° posto e dai playout. Prevedi una fuga a tre o sarà un torneo più equilibrato?
"Io penso che possa cambiare ancora tutto perché la Serie B da gennaio è un altro campionato, da febbraio è un altro campionato e da marzo è un altro campionato. Anche il Sassuolo quando vinse il campionato di Serie B, sembrava che era già in Serie A e invece sono arrivati all'ultima giornata a giocarsi la categoria con il Livorno. Così è successo a tante altre squadre, tante squadre hanno perso la Serie A, il Como l'anno scorso per poco non ci va, io con il Varese ero ultimo e siamo arrivati a giocarci la finale con la Sampdoria che era quintultima nel girone d'andata. Io credo che fughe in B, tranne quella del Frosinone un paio d'anni fa, il Parma l'anno scorso, può esserci ma può essere una che va e comunque non siamo sicuri ad oggi che sia una di queste tre perché è un campionato instabile che dipende molto da partita dopo partita, è troppo difficile e secondo me per quello è uno dei più belli da vivere".

Da ex portiere e da preparatore dei portieri non posso non chiederti un giudizio su Moldovan, il portiere che il Sassuolo ha ingaggiato dall’Atletico Madrid e che si è comportato molto bene sin qui. La prima settimana non è andato in Nazionale perché ha preferito restare qui a lavorare e ora sta rispondendo bene. Come lo vedi?
"Io metto anche nel discorso Turati e Satalino che vengono dal Settore Giovanile, quindi va dato merito al lavoro che viene dal basso. Non sapevo che Moldovan fosse rimasto a lavorare durante la sosta ma questo mi dice che il Sassuolo ha scelto giusto anche l'uomo perché ha sposato questa società, come è giusto che sia lo sta facendo da professionista, sta facendo delle ottime prestazioni ed è un ragazzo interessante che si è messo in gioco e va sottolineato perché arrivare dall'Atletico Madrid e mettersi in gioco nonostante tante squadre dove poteva andare è un sintomo di competenza di chi l'ha scelto e di grande professionalità di chi ci sta credendo e anche la sua, perché poi arriva per giocare dopo Consigli che conosco molto bene e ha fatto la storia di questo club, è difficile sostituirlo".

Mi servi l'assist per Consigli. Ha fatto tanto per il Sassuolo, ha ricevuto anche qualche piccola critica, ma ora è fuori rosa ed è un peccato che una storia d'amore così lunga finisca in questo modo...
"Mi dispiace perché Andrea è un ragazzo eccezionale, un ragazzo con valori importanti. Lo conosco, ho fatto il settore giovanile assieme, è un ragazzo vero. Come portiere mi viene difficile parlarne perché i numeri sono dalla sua parte, perché uno che fa più di 500 partite in Serie A a quei livelli diventa difficile criticarlo, però nel calcio purtroppo succedono queste dinamiche, anche a me è capitato una volta, ma bisogna essere professionisti, cosa che sicuramente lui sta facendo e gli auguro di trovare la situazione giusta e di finire, se dovesse essere perché magari resterà a Sassuolo a vita, di terminare nel miglior modo possibile la sua storia con il Sassuolo perché ha dato tanto al Sassuolo".

Invece andando sulla tua avventura personale che ricordi hai dei 3 anni a Sassuolo?
"Bellissimi! Per me è stata una storia fantastica, era all'inizio o nel mezzo della crescita di una società assieme alla famiglia Squinzi dove tutti noi sapevamo la forza e l'obiettivo che aveva il Sassuolo che non si poteva con una promozione in Serie A. Ho fatto parte di un gruppo di persone fantastiche, ho conosciuto persone fantastiche, un ambiente 'particolare' nel senso che è sempre stato definito l'isola felice della B, poi l'isola felice della A perché ha una famiglia dietro importante ma io ho riconosciuto anche un modo di lavorare, una professionalità, pur partendo dal basso e piano piano è diventato una cosa stabile in Italia, e ho ricordi fantastici. Ricordo il Dottore, Rossi, Bonato, ricordo tantissimi amici come Magnanelli, Pagani, Masucci e parlo dei primi perché il mio primo anno è stato un po' un anno di lancio del Sassuolo che poi si è stabilizzato negli anni e non posso non ricordare quella società e quella gente in maniera incredibile. Ogni volta che tornavo da avversario l'ho fatto sempre con grande piacere".

Che ricordo hai di Giorgio Squinzi? Hai qualche aneddoto su di lui?
"Non si vedeva tantissimo perché era pieno di lavoro ma sentivi sempre la presenza attraverso il presidente Rossi, Bonato, quindi quando parlava di proprietà sapevi che era lui. Aneddoti? Ce ne sono, in particolare quando facevamo le cene con l'azienda Mapei eravamo secondi in classifica quell'anno dietro al Livorno, in Serie B, e noi eravamo tutti contenti ma la risposta sua è stata 'io sono abituato sempre a stare primo e quindi bisogna arrivare primi'. Questa era un po' la sua mentalità che lo ha portato a essere quello che è stato e continua a essere ogni giorno e ogni domenica vedendo la scritta Mapei sulla maglia del Sassuolo. Io credo che sia stato un passaggio e una storia scritta in maniera forte e mi auguro che continui perché al di là della prima squadra, il Sassuolo sta crescendo e sta lavorando benissimo con il Settore Giovanile, gli auguro di continuare a crescere di tornare dove era prima".

Tu hai parlato di ricordi bellissimi ma andando a spulciare negli archivi ho trovato anche una tua dichiarazione dopo il tuo addio che diceva: 'Sassuolo che delusione, mi aspettavo la conferma'. Perché un portiere che colleziona 102 presenze in 3 anni poi non viene confermato?
"Ricordo anch'io quell'intervista, secondo me è stata fatta appena dopo il mio addio e non erano state parole di delusione nei confronti della società che aveva fatto una scelta. Io rientravo da un infortunio al ginocchio, evidentemente la società al tempo non mi ha più considerato all'altezza, non lo so, perché quando si fanno delle considerazioni si prende un po' tutto. Io stavo bene ma ero rientrato da un infortunio, avevo altri due anni di contratto e mi ricordo che sarei rimasto volentieri ma le dinamiche nel calcio possono cambiare però sono state parole interpretate male perché è chiaro che quando uno va via dopo aver dato tanti ci rimane male ma fa parte del gioco. Oggi ho 15 anni in più rispetto a quell'intervista lì, quando si è giovani si dicono anche delle cose...ma sono andato a Varese e sono stato bene, a Cesena, a Chievo in Serie A, le storie cambiano e rimangono. Io resto dell'idea che a Sassuolo sono stato benissimo. È chiaro che mi sarebbe piaciuto continuare a Sassuolo, se uno dice una cosa del genere è perché stava bene, ma nessuna polemica. Sono stato bene a Sassuolo".

Forse un pizzico di rimpianto per quello che è successo dopo...
"L'anno prima potevo andarci io in Serie A con il Varese ed ero ancora del Sassuolo, ho perso la finale con la Sampdoria, magari andavo in A col Varese e dovevo ritornare in B col Sassuolo. Poi sono andato via, il Sassuolo ha preso la sua strada e sono contentissimo che il club sia andato in Serie A perché so quanto ci teneva la società e so che lavoro c'era dietro. Queste cose succedono di continuo. È chiaro che dispiace perché magari volevo andarci anch'io in Serie A col Sassuolo ma ritengo di aver fatto una grande fetta di storia col Sassuolo perché 102 presenze sono sempre da ricordare, ne ho fatte 100 all'Arezzo, 100 a Varese, in tutte le piazze dove sono andato ho sempre fatto tante partite e sarò sempre riconoscente al Sassuolo e alla famiglia Squinzi".

Però da quella esperienza, se vogliamo guardare il lato positivo, hai avuto modo di andare a Varese dove hai conosciuto Maran che è un allenatore importante per te…
"Ho conosciuto tanti allenatori importanti perché ho lavorato con Maran, Giampaolo, Sarri, Conte, Pioli e Mandorlini a Sassuolo, Arrigoni, ho avuto la possibilità di avere tanti allenatori bravi e con tutti ho ottimi rapporti. Con Maran magari è scattata quella cosa un po' diversa perché mi sono trovato bene in una situazione di carriera dove ero un po' più esperto e dopo l'ho ritrovato da allenatore al Chievo che ero alla fine della carriera, io avevo l'idea di intraprendere questa mia avventura e ho avuto la fortuna che il mister mi ha chiesto se volevo andare con lui e così è stato. Sono stati tre anni con lui bellissimi dove ho imparato tanto perché è una persona e un allenatore molto valido e dopo le strade si sono divise per tante cose che non sono polemiche ma la strada professionale cambia e ho avuto la fortuna di andare a Cagliari dove ho conosciuto tanti allenatori, non ultimo Ranieri, che ti dà quella spinta di pedigree importante che ti fa capire perché poi una persona vince così e fa tutto quello che ha fatto lui".

In neroverde hai avuto modo anche di lavorare con Magnanelli e Pioli. Francesco ora allena la Juve Primavera, Pioli ha vinto lo Scudetto. Ti aspettavi questa carriera per entrambi?
"Pioli l'ho conosciuto a Grosseto, poi l'ho riavuto a Sassuolo. Era già un allenatore che aveva delle idee, un modo di porsi e una trasmissione quando parlava importante ma da lì ad arrivare a vincere con il Milan, a quel tempo ti avrei detto non lo so, però che potesse arrivare a livelli alti in Serie A sì perché è un allenatore che conosce, ha competenze e che sa gestire un gruppo di ragazzi: quando uno ha queste tre componenti è difficile che non possa arrivare ad alti livelli. Per quanto riguarda il Puma Magnanelli, al di là che ho mantenuto ottimi rapporti e ci siamo sentiti anche poco tempo fa, io penso che lui a Sassuolo potesse far tutto, dal presidente, all'allenatore, al dirigente perché era un uomo del Sassoulo e ha dimostrato di esserlo quando poteva andare ovunque. Ha fatto la scelta di diventare allenatore, quando lo sento lo sento carichissimo e ha la possibilità perché è intelligente e anche lui è intelligente di fare la sua strada e la sua esperienza. Io gli auguro di arrivare a livelli altissimi, la strada è lunga, ma penso abbia cominciato alla grande".

Tu invece? Quali sono i progetti futuri?
"Per il momento mi sono fermato un anno, per scelta, nonostante il Cagliari volesse continuare con me. È stata una scelta presa insieme al presidente, al quale ho spiegato delle cose, e ora mi sto aggiornando, sto andando a vedere partite e aspetto la chiamata giusta per poter riprendere la mia passione, cioè stare in campo con i ragazzi. Sto guardando portieri, sto guardando giovani, sto cercando di capire situazioni da migliorare: solite cose che fa uno quando è fermo e in più si gode anche la famiglia che quando sei fuori dal frullatore è più facile da gestire".

Si ringrazia Walter Bressan per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso della realizzazione di questa intervista.

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Sezione: Esclusive / Data: Ven 08 novembre 2024 alle 15:12
Autore: Antonio Parrotto
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