C'è un precedente abbastanza recente che riguarda l'infortunio al tendine d'Achille per un calciatore. Domenico Berardi ieri è finito ko in Hellas Verona-Sassuolo e le prime diagnosi, in attesa poi degli esami in programma oggi che daranno l'esito ufficiale, parlano della rottura del tendine d'Achille. Una brutta botta per Mimmo e per il Sassuolo che proprio ieri aveva riabbracciato il suo Messia, rientrato dopo l'operazione al menisco. I tempi di recupero per questo genere di infortunio sono lunghissimi, si parla di circa 9 mesi per il ritorno in campo. Come detto, c'è un precedente, e riguarda Leonardo Spinazzola, terzino della Roma infortunatosi durante Belgio-Italia agli Europei vinti poi dall'Italia (era stato uno dei migliori giocatori del torneo).

Nel calcio maschile professionistico questo tipo di infortuni è abbastanza raro. I problemi al tendine di Achille rappresentano il 2.5% di tutti gli infortuni. Di questi solo il 4-5% sono rappresentati da rotture parziali o totali del tendine di Achille. Quando questo si verifica siamo di fronte a un infortunio molto serio, che bisogna gestire prontamente. Francesco Della Villa, coordinatore dell'attività scientifica dell'Isokinetic di Bologna, il centro medico di eccellenza affiliato alla FIFA; in una intervista rilasciata proprio al momento dell'infortunio di Spinazzola parlò così sui tempi di recupero: "La media è 200 giomi, il ritorno in allenamento è dunque più vicino ai sette mesi. Per la partita i mesi sono otto-nove. Il post intervento è come il crociato".

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Ma l'infortunio è sempre uguale? "Per il 70% si tratta di infortuni offensivi - dice Della Villa al Corriere dello Sport - e poi sono infortuni di accelerazione. Tre i tipi. Accelerazione da fermo, una sorta di stop and go. Un infortunio del genere l'ha avuto Beckham (ed un caso simile a quello di Berardi, ndr). Il secondo tipo è l'accelerazione in movimento, in questo caso il giocatore sta già correndo. Come Spinazzola. Il terzo è l'accelerazione verticale, cioè mentre si salta. Questi infortuni colpiscono più frequentemente l'arto non dominante".

Però si può tornare a giocare normalmente: "Il mio collega del Rizzoli, Alberto Grassi, ha fatto uno studio su tutti i calciatori dei campionati professionistici: 1'82% torna a giocare. In Italia la media potrebbe essere anche più alta. Come si cura? Nella maggior parte dei casi si opta per un trattamento chirurgico. Il tendine d'Achille è una specie di cordone, è il tendine più grosso del nostro corpo e può rompersi. Come se si spezzasse in due. L'intervento è una riparazione. In pratica, si attaccano i due monconi. Siccome l'infortunio è raro, l'esperienza per il trattamento post chirurgico è minore. Bisogna fare quello che si fa con il crociato: riabilitazione su criteri progressivi. E soprattutto finirla, farla bene".

Sezione: News / Data: Lun 04 marzo 2024 alle 11:57
Autore: Sarah G. Comotto
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