Andrea Ghion è uno dei giovani talenti di proprietà del Sassuolo Calcio attualmente in giro per l'Italia. Il centrocampista classe 2000, arrivato in neroverde nell'estate del 2015 dal Parma, è diventato sin da subito un punto fermo del settore giovanile neroverde. Lo scorso anno Andrea ha potuto anche esordire in Serie A, collezionando in tutto 3 presenze in prima squadra. In estate, nelle ultimissime ore di mercato, è andato via, accettando la sfida del Carpi. Con la maglia biancorossa ha collezionato 28 presenze, 2 gol e 3 assist e soprattutto ottime prestazioni. Dopo l'intervista a Jacopo Pellegrini, noi di www.SassuoloNews.net abbiamo contattato in esclusiva Andrea Ghion parlando con lui del presente e del futuro, augurandogli presto una nuova chiamata in neroverde.

Andrea sei passato dal Sassuolo al Carpi in estate di fatto per la tua prima esperienza nel mondo dei grandi. Ormai siamo alla fine della stagione: come ti stai trovando a Carpi? Qual è il bilancio di questa esperienza?
"Sin dal primo giorno mi sono sentito parte del gruppo. I ragazzi sono stati eccezionali a farmi sentire importante. Poi ho trovato un mister, Pochesci, che reputo importante per la mia crescita perché mi ha dato fiducia, mi ha fatto giocare praticamente tutte le partite e ho trovato quella consapevolezza nei miei mezzi che prima non avevo. Abbiamo iniziato bene la stagione poi a gennaio il rendimento è calato, giocavamo ogni 3 giorni, poi condizionati dal Covid che ha colpito praticamente tutta la squadra tranne me e Fofana. Ci mancano 5 partite e dobbiamo fare più punti possibili per salvarci. A livello personale penso di aver fatto una bella stagione. Non pensavo di andare così bene perché ero alla prima esperienza tra i grandi però grazie all'aiuto dei miei compagni sono riuscito a esprimere le mie qualità. Mi sono trovato molto bene qui".

Avete 35 punti e siete 14esimi, in casa ne avete raccolti 26, un rendimento da playoff. Come si spiega questo doppio volto del Carpi?
"Ne parliamo anche noi in spogliatoio, il mister lo ribadisce più volte che fuori casa abbiamo fatto pochi punti. In casa sembra che diamo quel qualcosa in più che fuori non abbiamo. In trasferta andiamo molli, non abbiamo la stessa determinazione che in casa ci contraddistingue. Il Cabassi è il nostro fortino. Ogni squadra che arriva qui sa che affronterà una partita dura. E' una cosa strana, non so dare delle spiegazioni".

Hai trovato due gol nel derby con il Modena mostrando grande freddezza. Ci racconti le sensazioni che hai provato?
"Sensazione bellissima. Non ho quasi mai tirato i rigori, anche nel settore giovanile. Prima del derby, abbiamo sbagliato due rigori nella stessa partita, contro la Fermana. Io il giorno prima del Modena mi sono fermato a provare i rigori in allenamento. Quando ci hanno assegnato il rigore me la sono sentita, avevo voglia di far gol, di trovare il primo gol tra i professionisti e per fortuna è arrivato anche in un derby. Poi è arrivata la doppietta. Abbiamo vinto 3-0 un derby molto sentito per la città, sono state emozioni bellissimi che non dimenticherò mai".

A Carpi stai lavorando con mister Pochesci. Non molto tempo fa mister Pochesci su di te disse: “Non capisco gli osservatori, ha molte più qualità di Tonali”. Leggendo questa frase e vedendoti giocare mi vengono in mente diversi pensieri: perché sei in Serie C? Colpa degli osservatori? Colpa delle dinamiche del mercato? Sei poco pubblicizzato?
"Ho fatto 3 presenze in Serie A, non ho avuto modo di mettermi in mostra, da un certo punto di vista 'giustifico' gli osservatori. Parlando con mister De Zerbi ho scelto di andare in prestito. A me va bene. Sono andato in C a Carpi e sto dimostrando le mie qualità. Io cercavo questo: continuità, fare delle belle prestazioni per tornare più pronto. Sono stato fortunato. Mister Pochesci non le manda a dire, è sanguigno, dice quello che pensa e quando ha fatto quell'affermazione lì mi ha colpito molto perché sentivo che qualcuno si accorgeva dei sacrifici fatti".

Sei passato dalla Primavera alla Serie C: quanta differenza c’è tra il calcio giovanile e il calcio dei grandi?
"Tanta. Giochi con gente che ha già famiglia, che ha esperienza tra i grandi. Tu devi fare i punti, punti per salvarti. Ci sono i tifosi che nei momenti difficili stanno lì, col fiato sul collo, e devi essere bravo a gestire tutte le situazioni. Non è come in Primavera che vincere o perdere, non dico che è la stessa cosa, ma puoi rifarti subito, invece in C vincere o perdere non è uguale, è una mentalità diversa".

Facciamo un salto indietro e parliamo di Sassuolo. Sei arrivato in neroverde dal Parma nel 2015, hai seguito Palmieri. Cosa ti ha lasciato Sassuolo? Cosa ti porti dietro in campo e nella vita dall’esperienza neroverde?
"L'esperienza a Sassuolo mi ha fatto crescere come uomo. Sono stato in convitto e ho conosciuto dei veri amici che sento ancora, quotidianamente. Sono cresciuto a livello calcistico anno dopo anno. Ringrazio i mister, ognuno di loro mi ha dato qualcosa, dal punto di vista tecnico, tattico e anche umano. Anche il direttore Palmieri, che avevo a Parma e mi ha portato a Sassuolo, lo reputo un padre nel mondo del calcio".

Se ti dico 1° luglio 2020 cosa ti viene in mente?
"L'esordio in Serie A al Franchi contro la Fiorentina. Il sogno di un bambino che inizia a giocare a calcio, il primo sogno è quello di arrivare a giocare a calcio in A. Ricordo che mi stavo scaldando, sento il mio nome. Stavamo vincendo 3-0. Vedo Locatelli che era sceso e mi lancia la maglia. Possanzini mi dice quello che devo fare. Talmente che non ho capito niente che chiedo al mister: 'devo fare il trequartista?'. Sai, sono centrocampista. Poi sono entrato, sono stati gli 8 minuti più belli della mia vita. Non stavo capendo nulla, mi tremavano le gambe. E' stata un'emozione bellissima".

Hai vissuto, con i dovuti paragoni, la parabola di Pirlo. Hai iniziato da trequartista e ora fai il play. Dove ti trovi più a tuo agio?
"Da piccolino giocavo da trequartista e mi piaceva molto perché mi sentivo più libero di fare la giocata, segnavo di più. Col passare degli anni sono passato davanti la difesa e mi piace perché tocco tanti palloni, mi piace fare l'assist. Quest'anno sto giocando a due, anche l'anno scorso in allenamento col Sassuolo ho giocato a due in allenamento col Sassuolo, mi piace come posizione, mi trovo bene".

Ti faccio tre nomi: Francesco Magnanelli, Manuel Locatelli e Andres Iniesta. Cosa hanno rappresentato e cosa rappresentano per te?
"Il capitano è un esempio per tutti. Magnanelli non è il calciatore appariscente ma ti dà sempre una mano, ha un'umiltà impressionante. Mi ha colpito molto. Quando sbagli è il primo a incoraggiarti. E' una persona normalissima e questo mi ha colpito tanto. Riguardo Locatelli, ho stretto un buon rapporto con lui. Devo dire la verità, all'inizio non era così, poi è esploso qualcosa in lui ed è diventato il giocatore che adesso ammiriamo. E' una persona molto simpatica, mi ha fatto ridere tanto. Ho imparato molto da lui come guardare prima la giocata, ha una tecnica invidiabile. Iniesta è il mio idolo. Io guardavo il Barcellona di Xavi, Iniesta, Messi, impossibile non guardarlo. Anche prima delle partite mi guardo i video di Iniesta. Ha una qualità che nessuno ha avuto perché col primo controllo, anche sotto pressione, lui riesce a trovare sempre la giocata giusta e mi ispiro molto a lui. Non è l'unico. Anche da Locatelli cerco di prendere molto".

Invece se ti dico mister De Zerbi, cosa ti viene in mente? Cosa pensi di lui? Che rapporto hai avuto, come si comporta con i più giovani?
"Mi ha fatto crescere molto. Se devo pensare all'anno scorso, paragonato all'anno prima in Primavera, mi guardo allo specchio e dico che sono cambiato radicalmente. Mister De Zerbi ti dà, oltre a una padronanza tecnica, ti fa acquisire sicurezza nei tuoi mezzi, ti dà quella cazzima, quella determinazione, ti fa tirar fuori tutto. Gli allenamenti sono bellissimi. I ritmi sono altissimi. Allenarmi in prima squadra è sempre stato un onore, ogni giorno cercavo di imparare qualcosa. Avevo un bel rapporto con lui, io cercavo di seguire i suoi consigli per fargli vedere anche che tipo di giocatore sono".

Il Sassuolo quest’anno è ottavo e ha cullato il sogno europeo ma ora la settima è a 10 punti: come giudichi il campionato dei neroverdi sin qui?
"Io reputo il campionato del Sassuolo molto buono perché ogni anno si sta confermando dopo le big. Forse l'Europa è ormai lontana ma si sta facendo un nome molto importante perché adesso non è più il Sassuolo che si deve salvare, le ambizioni sono cresciute e questo lo stanno vedendo tutti".

Doppia domanda sul futuro: dove ti vedi l’anno prossimo e dove ti vedi tra 5 anni?
"L'anno prossimo è un'incognita perché non so di che morte devo morire. Non so se sarà convocato per il ritiro col Sassuolo, decideremo in estate il da farsi. Non so dove mi vedo tra 5 anni ma il mio obiettivo è di tornare in Serie A e giocare la Champions League".

Chiudiamo con un giochino, 5 domande a bruciapelo per conoscerti meglio. Risposta secca.
Messi o Ronaldo?

"Messi".
Guardiola o Mourinho?
"Guardiola".
Crescentine o gnocco fritto?
"Gnocco fritto".
Pizza o sushi?
"Pizza".
Bionda o mora?
"Mora".

Ringraziamo Andrea e naturalmente la società Fc Carpi, in particolare l’addetto stampa Enrico Bonzanini, per la disponibilità e la gentilezza dimostrata in occasione di questa intervista.

Sezione: Esclusive / Data: Gio 01 aprile 2021 alle 11:15
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
vedi letture
Print